La Parodontite è una patologia cronica ad eziologia batterica per lo sviluppo della quale i batteri sono necessari ma non sufficienti a supportare la gravità e le manifestazioni cliniche.
Di conseguenza la terapia della Parodontite ha sì come base di partenza l’eliminazione di placca e tartaro dalla superficie del denti ma solo questa terapia, non supportata dalla correzione di fattori sistemici, locali e comportamentali del singolo soggetto e non correlata ad una condizione di miglioramento delle manovre di igiene orale domiciliare, non porta ad un successo adeguato e duraturo.
Correzione delle abitudini di igiene orale
Il primo approccio alla terapia della parodontite deve vedere il paziente che ne è affetto prendere coscienza della necessità di porre in atto una serie di cambiamenti di abitudini, prima fra tutte l’abitudine di come ci si spazzola i denti. Questo cambio di prospettiva fa parte del primo step di terapia (sancito dalla Federazione europea di Parodontologia): significa quindi che senza questa premessa gli altri passaggi non possono avvenire.
Quando possibile viene prescritto l’utilizzo dello spazzolino elettrico e sempre quello dello scovolino interdentale, infatti le sedi dove spesso la parodontite ha inizio sono quelle tra un dente e l’altro, dove quasi tutti i pazienti sono pigri nella detersione.
Correzione degli stili di vita e della abitudini errate
La progressione e l’instaurarsi della parodontite sono fortemente influenzate da alcuni comportamenti e da alcune abitudini oltre che dalla presenza di patologie sistemiche.
Il fumo è una delle abitudini viziate più fortemente correlate alla parodontite, a seguire una alimentazione non corretta, la sedentarietà.
Questi fattori sono comuni tra le abitudini errate condivise dalla maggior parte dei pazienti che soffrono delle patologie croniche più diffuse, le quali di conseguenza tendono ad influenzarsi negativamente l’un l’altra.
Correggere queste abitudini è fondamentale per iniziare un cambio di prospettiva che direttamente ed indirettamente proietta il soggetto al miglioramento della condizione clinica parodontale, della condizione infiammatoria sistemiche, quindi al miglioramento dei parametri indicatori di patologie correlate (diabete mellito -Ipertensione arteriosa-patologie cardio vascolari- parti pretermine ecc.).
Correzione dei fattori locali
Se la presenza di batteri, del biofilm parodontopatogeno, sono la condizione senza cui la parodontite sembrerebbe non potersi presentare, la loro rimozione non risulterebbe adeguata e mantenibile nel tempo se le superfici dei denti o la loro posizione non permettessero al paziente le corrette manovre di igiene orale domiciliare (spazzolino-scovolino-filo interdentale- nettalingua).
Ecco perché laddove siano presenti lesioni cariose queste devono essere curate, laddove vi siano otturazioni debordanti le si debba correggere e quando vi siano gravi disallineamenti dei denti debba esserne attentamente valutata una correzione
La terapia non chirurgica sopragengivale
L’eliminazione sopragengivale di placca e tartaro, eseguita da un odontoiatra o da igienista dentale, viene eseguita attraverso l’utilizzo di strumenti manuali o di strumenti ultrasonici e, più recentemente anche attraverso l’utilizzo di strumenti air abrasion, dei dispositivi dai quali fuoriesce una miscela di acqua e polvere di glicina o di eritritolo in grado di eliminare meccanicamente la placca dalla maggior parte delle superfici dei denti.
E’ necessario procedere con la eliminazione dei depositi duri e molli dalla superficie sopragengivale del dente prima di procedere alla rimozione dei depositi dalla più insidiosa superficie sottogengivale.
La terapia non chirurgica sottogengivale
L’eliminazione sottogengivale dei depositi di placca e tartaro è più indaginosa e difficile da perseguire in modo efficace. E’ necessario che la esegua un Odontoiatra adeguatamente formato nella disciplina della parodontologia o un Igienista dentale che abbia seguito adeguati corsi formativi.
Si esegue attraverso l’utilizzo di strumenti manuali, le curettes o con ultrasuoni e strumenti sonici. Gli strumenti ultrasonici, i più diffusi, possono essere magnetostrittivi o più frequentemente piezoelettrici.
Recentemente sono stati introdotti sul mercato inserti specifici, di dimensioni ridotte e di forme adeguate ad una strumentazione efficace, efficiente e mini invasiva dei distretti in cui il tartaro si annida causando la formazione della tasca parodontale e dei difetti infraossei, sovraossei e delle biforcazioni nelle radici dei molari e dei premolari superiori.
Quanto tempo ci vuole per eseguire la terapia non chirurgica
Queste manovre, che necessitano di esperienza e grande attenzione quando eseguite, devono essere eseguite con una tempistica adeguata e seguendo adeguati protocolli di controllo, seguiti da una attenta rivalutazione della guarigione ottenuta.
Normalmente ad una prima fase in cui si eliminano i depositi sopragengivali e durante la quale ci si interfaccia con il paziente per migliorare le manovre di igiene orale domiciliare e per agire da counsellor nella motivazione al cambiamento, segue la fase più delicata della strumentazione sottogengivale. Quest’ultima può essere eseguita in una unica seduta o in più appuntamenti, a seconda delle esigenze del paziente e in base alla sua condizione sistemica: infatti se la scelta più condivisibile sarebbe quella, per la maggior parte dei pazienti, di eseguire la strumentazione profonda in una unica seduta, tale protocollo non sembra essere il più adeguato quando il paziente sia contestualmente affetto da altre patologie infiammatorie croniche o sia diabbetico; in questi casi risulta più adeguata la scelta clinica che suddivide la strumentazione in almeno due o 4 sedute sequenziali.
Come guariscono le tasche dopo la strumentazione non chirurgica
Dopo lo step 1 e 2 di terapia, le fasi sopra descritte appunto, guariscono 3 tasche su 4: quelle che si chiudono cioè raggiungono la profondità non superiore ai 4 millimetri e senza sanguinamento quando per misurare la profondità si introduce tra dente e gengiva la sonda millimetrata sono quelle che inizialmente avevano una profondità media, fanno invece più fatica quelle molto profonde, situate nelle sedi dove radiograficamente è presente un grave difetto di tipo verticale. Fanno fatica a guarire anche i difetti delle biforcazioni cioè di quelle zone dove, nei molari e nei premolari superiori, le radici si dividono.
Il controllo di questa guarigione (tasche che si sono chiuse e tasche che sono ancora profonde più di 4 millimetro o ancora sanguinano) viene eseguito a circa 3 mesi dal momento in cui è stata eseguita la strumentazione sottogengivale.
Le tasche non guarite devono essere o ritrattate con una nuova fase di strumentazione sottogengivale oppure trattate con terapie locali aggiuntive o, strategicamente passando alla terapia chirurgica parodontale (step III di terapia)