Nel 2023 sembrerebbe quasi scontato dire che “prevenire è meglio che curare”, in medicina e in
odontoiatria; nella realtà dei fatti, nella quotidianità della clinica non sembra ancora essere così
anche se le moderne modalità comunicative, le strategie motivazionali e il rapporto empatico con i
propri pazienti riescono a far migliorare l’aderenza alle cure dei nostri pazienti.
Che cos’è la Parodontite?
La Parodontite è una patologia cronica infiammatoria molto diffusa nelle forme moderate, ne è
affetto un soggetto su due, meno frequente nelle forme gravi ed invalidanti che comunque
diagnostichiamo in un paziente su dieci circa. Nonostante vi sia una componente genetica ed
epigenetica nella eziologia della patologia, il fattore causale preponderante è l’accumulo di placca
batterica e di tartaro in sede sopra e sottogengivale, abbinata alla presenza di fattori di rischio
sistemici, locali e comportamentali.
“Prevenire è meglio che curare”, le sfide attuali
Perché se la parodontite è evitabile attraverso opportune visite di controllo e sedute di igiene orale professionale eseguite fin dalla giovane età ancora oggi facciamo spesso diagnosi di malattia parodontale anche avanzata? Probabilmente trattasi di una commistione di fattori: sociali, economici ma soprattutto culturali. Si perché se si trattasse solo di un problema legato alla disponibilità economica dei pazienti non ci spiegheremmo come mai l’Italia sia tra le nazioni nelle quali vengono posizionati più impianti dentali a sostituzione di elementi dentari andati perduti o estratti (per parodontite appunto). Ciò non significa assolutamente che tutti gli italiani abbiano grande disponibilità economica nell’affrontare le cure odontoiatriche ma suggerisce che questo non sia nella media il fattore principale: a questo si associa ancora una limitata educazione della popolazione alla prevenzione anziché alla cura, a partire dalla educazione scolastica fino ovviamente a quella familiare; si perché se invece si decide di approfondire la materia, e lo si fa cercando fonti autorevoli oggi è assolutamente semplice comprendere come sia abbastanza semplice evitare di perdere uno o più denti a patto di voler far proprio un adeguato atteggiamento preventivo, sia di prevenzione primaria che secondaria.
Che cosa si intende per prevenzione?
Con prevenzione primaria intendiamo le azioni mediche atte ad evitare che una patologia si
presenti: se il dentista vede che le gengive sanguinano e si esegue una seduta di igiene orale
professionale in abbinamento alla modifica migliorativa delle manovre di igiene domiciliare,
l’infiammazione si arresta, non si forma la tasca parodontale e non si sviluppa parodontite.
Quando un paziente è già affetto da parodontite, viene fatta diagnosi e la patologia viene
adeguatamente curata attraverso la terapia non chirurgica e, se necessario, quella chirurgica. E’ pertanto necessario fare prevenzione secondaria cioè sottoporsi a periodici controlli per evitare che la patologia si ripresenti, nel soggetto suscettibile.
CONCLUSIONI
Investire in questi controlli, avere attenzione anche al cavo orale per la prevenzione delle più
frequenti patologie (parodontite-carie-carcinoma orale) deve diventare una regola seguita da tutta
la popolazione: solo cosi ci si può attendere, negli anni, una diminuzione della frequenza di queste
situazioni cliniche a volte invalidanti e soprattutto spesso abbastanza costose.
Dimenticavo…in tutto ciò, da un lato i pazienti è corretto sappiano che oggi è possibile pretendere
cure odontoiatriche che vengano eseguite nel rispetto del comfort e della appropriatezza,
dall’altro gli odontoiatri devono supportare questa adeguatezza delle cure salvando il più possibile
la dentatura naturale e mettendo in atto una adeguata comunicazione informativa ed educativa.